A furia di inciampare in cumuli di
rifiuti abbandonati sui marciapiedi e di rammaricarti per qualche bel
posticino rovinato dalla solita collezione di cartacce e bottiglie di
plastica, va a finire che ti vien voglia di fare qualcosa che ti
faccia sentire meglio e dia almeno testimonianza della possibilità
di cambiare le cose, se fossimo in tanti a volerlo. Magari
prendendoti cura di qualche caso limite, di qualche posto
difficilmente accessibile e perfino invisibile ai più, perché se è
importante quello, e lo è per davvero, a maggior ragione
bisognerebbe sforzarsi di tenere a posto tutto il resto. Da qualche
tempo il modo migliore per cimentarsi in una simile impresa, a patto
che si posseggano le competenze tecniche necessarie, è prendere
parte a“Puliamo il buio”, la versione speleologica della più
nota “Puliamo il mondo”, promossa da Legambiente. Non è la prima
volta. Quest'anno ho scelto di farlo in Basilicata, al seguito del
Gruppo Speleo Melandro di Satriano di Lucania. Siamo andati a
Sant'Angelo Le Fratte, in provincia di Potenza, il cui nucleo è un
bel borgo edificato su frammenti di roccia colossali (le “fratte”)
distaccatisi dal Monte Carpineto, una montagna spaccata che domina la
valle del Melandro e offre le sue falesie agli appassionati
dell'arrampicata, sebbene le sue pendici attirino anche la curiosità
degli speleologi. La dislocazione della roccia ha infatti determinato
anche la formazione di caverne, in massima parte antropizzate, in
alcune delle quali sono state individuate delle vere e proprie
discariche abusive sotterranee, che il sodalizio lucano ha deciso di
eliminare. Due delle tre cavità interessate dall'intervento si
trovano al di sotto dell'abitato, mentre la terza, ubicata nelle sue
immediate vicinanze, è una delle tante grotte attraversate da
correnti d'aria fredda che si aprono in un vallone percorso da una
gradinata tortuosa adorna di sculture, probabilmente l'unica a non
essere utilizzata come cantina. Il luogo, di per sé già molto
suggestivo, ogni anno, dal 12 al 15 agosto, si anima per la festa
de Le Cantine Aperte, un'occasione per visitarle una per una assaggiando i
prodotti tipici e l'immancabile vino, che insieme ai formaggi viene
conservato proprio in quelle fredde spelonche.
Al termine delle operazioni, i rifiuti
recuperati, di ogni genere, riempivano interamente il vano di carico
di un camioncino messo a disposizione dal Comune. Pur ammettendo di
voler privilegiare, in un'iniziativa del genere, l'aspetto simbolico
e dimostrativo, la salvaguardia di queste cavità avrà una ricaduta
positiva sotto vari aspetti. Si è praticamente azzerato il rischio
di contaminazione di falde acquifere o di altre cavità adibite alla
conservazione di prodotti alimentari; la grotta più profonda, ricca
di affascinanti concrezioni nella sua porzione finale e quindi
meritevole di essere visitata dagli speleologi, i soli in grado di
muoversi in ambienti con queste caratteristiche, ha riacquistato in
tutta la sua estensione il suo aspetto naturale ovvero privo di
materiali estranei, tenendo conto che l'ingresso si apre al di sotto
di edifici e inevitabilmente il suo tratto iniziale è parzialmente
occupato dalle fondazioni; infine la pulizia della cavità più
piccola, quasi soltanto una fenditura serpeggiante, che si apre in
una parete calcarea sormontata da un'abitazione, eviterà sia
l'eventuale emissione di cattivi odori sia il rischio che il continuo
accumulo di materiali al suo interno possa determinarne la caduta,
con evidente pericolo per i passanti, o possa compromettere il decoro
urbano, che d'altronde, a giudicare dall'aspetto generale dei luoghi,
sembrerebbe essere tenuto in gran conto da queste parti. Naturalmente
sarà necessario assicurare la durata degli effetti benefici di
questo lavoro attraverso una vigilanza continua, che certamente potrà
essere assicurata dalla persistenza della sinergia tra amministrazione
comunale e speleologi.