venerdì 5 settembre 2014

La Grotta dello Scalandrone a Giffoni Valle Piana (SA)

Risalita della prima cascata.
Risalita della prima cascata.
Foto di Aristide Fiore.
Lo stretto ingresso della grotta, situato nel territorio di Giffoni Valle Piana (SA), a circa 750 m di quota nell’alta valle del Fiume Picentino, ai piedi del versante occidentale del Monte Accellica, immette in un ampio salone, lungo circa sessanta metri, che costituisce l'ambiente più vasto dell'intera cavità. A causa degli strani effetti sonori prodotti da una cascata e dal tratto di torrente che percorre il suo lato sinistro e sbocca poco più in basso dell'ingresso, è stato chiamato "Sala delle bambine che giocano". Percorrendo, sul lato destro, la sommità di un ammasso roccioso ricoperto di concrezioni, si raggiunge un lago poco profondo, alimentato dalla cascata. Scendendo tra le rocce, si arriva a una piccola spiaggia. Sul lato destro del salone iniziale, un passaggio verso l'alto immette nella Sala della Pietà, un ambiente più piccolo, ricco di concrezioni. Accanto alla sommità della cascata, si trova invece la vera prosecuzione della grotta, che assume la conformazione di una galleria dai contorni resi incerti dalle abbondanti concrezioni. Più in basso, in un condotto non percorribile, che comunica con quello principale solo in alcuni punti, scorre il torrente sotterraneo che alimenta la prima cascata. Alle estremità di due corte diramazioni si trovano la Sala dei Pipistrelli, che per il particolare pregio delle concrezioni si può considerare l'ambiente più bello, e la suggestiva Sala della Colonna. Più avanti, dopo una sala inclinata al cui fondo scorre il torrente sotterraneo, la grotta si sdoppia nei Rami Luisa, che convergono in una strettoia che immette nella Sala del rubinetto aperto. Continuando verso l'alto, nella Sala Adriana si incontra un'altra cascata, alla cui sommità inizia una tortuosa galleria percorsa dall'acqua, lunga circa 80 m, che termina in un ampio salone, nel quale precipita la terza e ultima cascata. Lo sviluppo complessivo della grotta è di 450 m, con un dislivello di 57 m.
L'esplorazione oltre la prima cascata e il rilievo topografico dell'intera cavità sono frutto della collaborazione tra il Gruppo Speleologico CAI Napoli e il Gruppo Speleologico CAI Salerno, tra il 1989 e il 1991.


BIBLIOGRAFIA
Giovanni Galdieri, "Il Gruppo Speleo C.A.I. Salerno al Congresso Nazionale di Speleologia". Il Varco del Paradiso, anno IV - n° 3, ottobre 1990, p. 2.
Gruppo Speleologico C.A.I. Salerno, "Attività del Gruppo". Il Varco del Paradiso, anno V - n° 3, ottobre-dicembre 1991, p. 10.
Luigi Ferranti, "La Grotta dello Scalandrone nel quadro dell'assetto strutturale e dell'evoluzione geomorfologica del massiccio dell'Accellica (Monti Picentini - Appennino Meridionale). In Atti del XVI Congresso Nazionale di Speleologia (ottobre-novembre 1990) - Le Grotte d'Italia vol. XVI, 1992-1993, pp. 41-58.
V. Piscopo, S. Genco, E. Sciumanò, S. Aquino, "Sulla presenza di falde sospese nel rilievo carbonatico di Monte Accellica (Campania)". In Atti del VI Congresso Nazionale dei giovani ricercatori di geologia applicata, 1996, pp. 109-110.
Antonio Santo, Italo Giulivo, "I Monti Picentini". In Natalino Russo, Sossio Del Prete, Italo Giulivo, Antonio Santo, Grotte e Speleologia della Campania, Elio Sellino Editore, Avellino 2005, pp. 391-392.