venerdì 24 maggio 2013

Silvia Venturi al MARTE

Senza titolo (pelle).
Senza titolo (pelle), 2006-2008 (Foto: A. Fiore).
Scultura in ferro.
Scultura in ferro, 2005-2006
(foto: A. Fiore).
Scultura in ferro.
Scultura in ferro, 2005-2006
(foto: A. Fiore).
Reduce da importanti successi nazionali e internazionali, fra i quali la partecipazione alla 54a Biennale di Venezia, dal 27 aprile al 19 maggio 2013 Silvia Venturi ha proposto al MARTE di Cava de' Tirreni la personale dal titolo "Forme segrete, materie leggere", a cura di Ada Patrizia Fiorillo, in collaborazione con Linda Gezzi e Maria Letizia Paiato. Le sculture e le installazioni esposte sono nate da un attento studio delle potenzialità espressive dei materiali. Fotografie, piante secche, bustine di tè, ali d'insetti e altro ancora sono gli elementi di opere che, anche quando sono di grande formato, inducono a soffermarsi sui dettagli, sempre ricchi di
Senza titolo (pelle).
Senza titolo (pelle), 2009 (foto: A. Fiore).
allusioni alla caducità dell’esistenza, il cui mistero potrebbe celarsi proprio in quegli aspetti che si è soliti ritenere effimeri, transitori. La stretta relazione tra
impermanenza e inconsistenza sembra aver suggerito il tema di questo allestimento: la leggerezza, evocata ora da grandi sculture dai contorni appena accennati mediante esili fili metallici, ora da sottili membrane, come in “Senza titolo (pelle)” (2009), realizzata assemblando pezzi di collant e tesa su una parete in modo da ottenere una figura biomorfa. “Farfalle”, che occupa un'ampia superficie, è costituita da centinaia di bustine di tè, ognuna delle quali reca impressa a stampa l'immagine di una farfalla dalla testa umana. Basta un soffio, un alito di vento o il semplice
Senza titolo (corvi).
Senza titolo (corvi), 2006 (foto: A. Fiore).
passaggio accanto a questa installazione per farla fremere. Volti ritagliati da vecchie fotografie e applicati a disegni inclusi in vaschette di latta e coperti di paraffina sono gli elementi della serie di piccoli quadri “Senza titolo (Corvi )” del 2006, nella quale il senso di precarietà è trasmesso dalla stessa immagine, appena visibile, imprigionata com'è fra il metallo e la spessa coltre semitrasparente e graffiata. Un analogo contrasto si ritrova anche in “Senza titolo (Ruggini)” del 2006-07, serie di assemblages di latta arrugginita e parti di insetti: queste ultime riescono a ingentilire l'aspetto dei rottami senza tuttavia rompere l'atmosfera di decadenza carica di nostalgia che li avvolge. E se all'idea della leggerezza si affianca il concetto
Senza titolo (ruggini).
Senza titolo (ruggini), 2006-2007 (foto: A. Fiore).
affine della fragilità, si possono raggiungere effetti di intenso lirismo. È il caso di “Senza titolo (Alberi)”, del 2013, piantine secche protette da recipienti di vetro capovolti: elementi semplici che invitano alla riflessione sulla vita e sui suoi delicati equilibri.
Senza titolo (alberi).
Senza titolo (alberi), 2013 (foto: A. Fiore).