venerdì 29 settembre 2017

"Puliamo il buio" 2017 a Sant'Angelo Le Fratte (PZ)

Raccolta di rifiuti in una grotta
A furia di inciampare in cumuli di rifiuti abbandonati sui marciapiedi e di rammaricarti per qualche bel posticino rovinato dalla solita collezione di cartacce e bottiglie di plastica, va a finire che ti vien voglia di fare qualcosa che ti faccia sentire meglio e dia almeno testimonianza della possibilità di cambiare le cose, se fossimo in tanti a volerlo. Magari prendendoti cura di qualche caso limite, di qualche posto difficilmente accessibile e perfino invisibile ai più, perché se è importante quello, e lo è per davvero, a maggior ragione bisognerebbe sforzarsi di tenere a posto tutto il resto. Da qualche tempo il modo migliore per cimentarsi in una simile impresa, a patto che si posseggano le competenze tecniche necessarie, è prendere parte a“Puliamo il buio”, la versione speleologica della più nota “Puliamo il mondo”, promossa da Legambiente. Non è la prima volta. Quest'anno ho scelto di farlo in Basilicata, al seguito del Gruppo Speleo Melandro di Satriano di Lucania. Siamo andati a Sant'Angelo Le Fratte, in provincia di Potenza, il cui nucleo è un bel borgo edificato su frammenti di roccia colossali (le “fratte”) distaccatisi dal Monte Carpineto, una montagna spaccata che domina la valle del Melandro e offre le sue falesie agli appassionati dell'arrampicata, sebbene le sue pendici attirino anche la curiosità degli speleologi. La dislocazione della roccia ha infatti determinato anche la formazione di caverne, in massima parte antropizzate, in alcune delle quali sono state individuate delle vere e proprie discariche abusive sotterranee, che il sodalizio lucano ha deciso di eliminare. Due delle tre cavità interessate dall'intervento si trovano al di sotto dell'abitato, mentre la terza, ubicata nelle sue immediate vicinanze, è una delle tante grotte attraversate da correnti d'aria fredda che si aprono in un vallone percorso da una gradinata tortuosa adorna di sculture, probabilmente l'unica a non essere utilizzata come cantina. Il luogo, di per sé già molto suggestivo, ogni anno, dal 12 al 15 agosto, si anima per la festa de Le Cantine Aperte, un'occasione per visitarle una per una assaggiando i prodotti tipici e l'immancabile vino, che insieme ai formaggi viene conservato proprio in quelle fredde spelonche.
Speleologi con parte del materiale raccolto
Al termine delle operazioni, i rifiuti recuperati, di ogni genere, riempivano interamente il vano di carico di un camioncino messo a disposizione dal Comune. Pur ammettendo di voler privilegiare, in un'iniziativa del genere, l'aspetto simbolico e dimostrativo, la salvaguardia di queste cavità avrà una ricaduta positiva sotto vari aspetti. Si è praticamente azzerato il rischio di contaminazione di falde acquifere o di altre cavità adibite alla conservazione di prodotti alimentari; la grotta più profonda, ricca di affascinanti concrezioni nella sua porzione finale e quindi meritevole di essere visitata dagli speleologi, i soli in grado di muoversi in ambienti con queste caratteristiche, ha riacquistato in tutta la sua estensione il suo aspetto naturale ovvero privo di materiali estranei, tenendo conto che l'ingresso si apre al di sotto di edifici e inevitabilmente il suo tratto iniziale è parzialmente occupato dalle fondazioni; infine la pulizia della cavità più piccola, quasi soltanto una fenditura serpeggiante, che si apre in una parete calcarea sormontata da un'abitazione, eviterà sia l'eventuale emissione di cattivi odori sia il rischio che il continuo accumulo di materiali al suo interno possa determinarne la caduta, con evidente pericolo per i passanti, o possa compromettere il decoro urbano, che d'altronde, a giudicare dall'aspetto generale dei luoghi, sembrerebbe essere tenuto in gran conto da queste parti. Naturalmente sarà necessario assicurare la durata degli effetti benefici di questo lavoro attraverso una vigilanza continua, che certamente potrà essere assicurata dalla persistenza della sinergia tra amministrazione comunale e speleologi.


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