Di
Aristide Fiore
L'armonia
fra idea e emozione costituisce il tratto comune delle opere
ceramiche di Clara Garesio esposte a Salerno, presso lo showroom
Linee Contemporanee, nella personale intitolata "Approdi
desiderati", allestita in collaborazione con la Fornace Falcone.
Il titolo sembra riassumere il connotato principale della produzione
dell'artista torinese trapiantata a Napoli, che consiste in una
corrispondenza fra idee e opere, che deriva dalla perfetta padronanza
di tecniche e materiali, ma allude certamente anche alla felice
ripresa, al volgere del secolo, di un percorso artistico iniziato
negli anni Cinquanta, quando vinse il primo premio al XIV
Concorso Nazionale della Ceramica di Faenza, che si interruppe
all'inizio del decennio successivo, in seguito al matrimonio con lo
scultore napoletano Giuseppe Pirozzi, con il quale l'artista ha
spesso collaborato. Gli anni del “silenzio”, nei quali il
“pianeta Garesio” sembrò attraversare un cono d'ombra, furono in
realtà un periodo fecondo. Dedicatasi alla famiglia e
all'insegnamento, non trascurò infatti di coltivare quotidianamente
il proprio talento, impegnandosi parallelamente in una ricerca
continua, tuttora in corso, resa possibile dalla produzione di
numerosissimi studi su carta e da un piccolo forno per la ceramica
collocato in cucina, come nelle tradizionali case-laboratorio degli
artigiani vietresi. Non a caso Enzo Biffi Gentili, direttore del
Museo Internazionale delle Arti Applicate di Torino, ha riconosciuto in
lei la figura dell'“artiere”, ovvero dell'artigiano-artista. Nel
2006, dopo aver risposto entusiasticamente all'impulso irrefrenabile
di dare libero corso alla sua vulcanica creatività, l'artista è
stata insignita del Premio alla Carriera del Museo Artistico Industriale “Manuel Cargaleiro” di Vietri sul Mare.
Come
sottolinea Erminia Pellecchia nella presentazione della mostra, «dare
una definizione al “fare” della Garesio è per fortuna
impossibile, giacché si muove al di là di stereotipi o mode. Si
abbandona a un impulso, spinta dal bisogno di comunicare il proprio
sentire, ora e subito». Formatasi nel corso di un Novecento ormai
maturo, resa partecipe delle scoperte dei principali movimenti, a
cominciare dalle avanguardie, Garesio sviluppò inizialmente uno
stile di impronta modernista, nel quale si individuano molti
riferimenti al Mirò e al Picasso ceramisti, dei quali riprese anche
le suggestioni etniche, arcaiche o zoomorfe del vasellame, elaborando
tuttavia anche motivi nati da ricerche autonome, spesso legati alla
natura.
È
il respiro di tutto un secolo, che si protende dunque su quello
successivo, attraverso le realizzazioni più recenti, frutto di una
tecnica complessa, che abbina la singolarità delle forme alla resa
dei pigmenti. L'accostamento degli smalti, distribuiti in una
successione di fasi, conferisce a vasi e terraglie ricavati al tornio
o a mano, con la tecnica del colombino, un rilievo che trasporta la
pittura vascolare oltre il piano della decorazione, facendone un
tutt'uno con la materia scultorea: è proprio sotto questo aspetto,
che si individua l'apporto personale dell'artista, il quale peraltro
si riverbera anche in ambiti diversi.
Lo
stesso tipo di approccio le ha permesso infatti di esprimersi
efficacemente anche in altri settori, attraverso la realizzazione di
monili, tessuti e complementi d'arredo. Affermatasi
come disegnatrice, pittrice, decoratrice e scultrice, che predilige
senza dubbio la ceramica, Clara Garesio può quindi definirsi a buon
titolo un'artista eclettica, sebbene lo sconfinamento verso l'uso di
materiali insoliti, quali stoffa, gesso, tela, legno, metallo, vetro
eccetera, fino all'utilizzo di
materiali di riciclo, non
scaturisca mai da scelte casuali o dalla semplice ricerca di novità
fine a se stessa, ma sia dettato piuttosto da un'attenta meditazione,
volta a individuare il supporto e la tecnica più adatti a ottenere
il risultato atteso.
Quest'ultima personale, che costituisce una valida sintesi dei risultati più recenti, comprende vasi dalle forme slanciate, in molti casi plasmati secondo geometrie complesse, piatti, sfere traslucide, pannelli e piastrelle i cui rilievi assumono spesso configurazioni dinamiche, tegole variopinte dai colori accesi e un affascinante esemplare appartenente alla serie delle “Scatole delle meraviglie”: dei contenitori di ceramica, plasmati come vasi, pentole, scatole o astucci, dai quali traboccano, come da una sorta di “cornucopie postmoderne”, le riproduzioni in porcellana di oggetti, giocattoli, utensili tradizionali, associati liberamente secondo criteri puramente estetici. La mostra sarà visitabile fino al 15 febbraio, tutti i giorni tranne lunedì mattina e domenica, dalle 9,00 alle 13,30 e dalle 16,00 alle 20,30 .
mostra brillanti
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