Di
Aristide Fiore
[Pubblicato
su Le
cronache del salernitano,
3 aprile 2014, p. 17.]
«Essere
apparentemente lieti mentre l’animo brucia ferocemente e
affidare a forme profughe il verbo futuro di ogni racconto
possibile». Così FrancescoTadini, curatore, insieme a Melina
Scalise e Antonello Tolve, di “Apologia
della superficie”, la
personale di Ernesto
Terlizzi allestita a Milano, presso lo Spazio Tadini,
definisce il carattere di questa mostra.
Aperta fino al 18
aprile 2014,
è composta da trenta opere,
tutte
realizzate su carta thailandese kozo martellata e risalenti al
2013, tranne "In
volo", che è del 2014: in quest'ultimo lavoro, composto da sei
fogli, come afferma lo stesso autore, «aleggia
il vento della Speranza per centinaia di profughi tesi a costruire un
Sogno. Un Sogno che spesso s'infrange, sommerso nel profondo silenzio
del mare».
Va notato, in proposito, che il riferimento all'elemento liquido, se
non proprio al mare, è frequente in questa selezione. Terlizzi ha
sempre dimostrato una grande sensibilità verso le tematiche relative
alle emergenze umanitarie, che si riflette spesso sia nelle sue opere
sia nella sua attività espositiva: già invitato presso la galleria
milanese nel 2011, ha aderito, due anni dopo, al progetto “Save
My Dream”, una
collettiva che Spazio Tadini ha dedicato agli immigrati periti nel
tentativo di raggiungere le coste italiane. Per espressa volontà di
Francesco
Tadini,
figlio del maestro Emilio,
scomparso
da dodici anni, nel luogo che fu il suo studio, ora trasformato in
centro d'arte e cultura, si
rinnova idealmente un legame improntato sulla stima reciproca.
Secondo
Melina
Scalise,
l'arte di Terlizzi oltrepassa l'ambito dell'astrattismo, nel quale, a
prima vista, si sarebbe tentati di collocarla. Le immagini
rappresentate su queste carte superano la bidimensionalità,
proponendosi come veri e propri oggetti, che si offrono sia alla
vista, mediante l'accurata scansione di piani, luci e ombre ai quali
è spesso impresso un dinamismo di impronta futurista, sia al tatto,
attraverso la ruvidezza della carta fatta a mano. È dunque proprio
al supporto delle immagini, in questi fogli, che viene affidato il
compito di conservare quel rapporto «tra
la fisicità irriducibile della materia e la misura costruttiva del
disegno», individuato da Stefania Zuliani, il quale altrove si
basava fondamentalmente sull'abbinamento fra segno grafico e inserti
polimaterici. Come nota Antonello
Tolve,
in uno dei testi che accompagnano il catalogo, Terlizzi, il cui
approccio si basa sull'eclettismo stilistico e grammaticale, ha
elaborato un vero e proprio liguaggio, costruito attraverso un
processo di decostruzione
dell'immagine dal quale sono strati ottenuti elementi naturali
trasfigurati, che assumono il ruolo di
«unità elementari prive di significato … il cui valore è dato
per differenze posizionali e opposizionali all’interno di un
contesto sistemico»
(secondo la definizione di Filiberto Menna). Ne risulta – sostiene
ancora Tolve – la rappresentazione di «una
natura artificializzata con lo scopo di creare un reale immaginario»,
più evocata, servendosi di pochi elementi, che descritta.
La
mostra è visitabile dal martedì al sabato, dalle 15,30 alle 19,00 o
per appuntamento.
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