martedì 26 marzo 2013

I viaggi dentro di Eliana Petrizzi

Eliana Petrizzi, Pietra di garza.
Eliana Petrizzi, Pietra di garza.
Le diciotto opere di Eliana Petrizzi esposte a Salerno nella galleria Il Catalogo (2-30 marzo) hanno un carattere introspettivo. Ricorrono paesaggi deserti e volti isolati nel buio, spesso abbinati in dittici, che evocano il raccoglimento che si determina quando ci si affranca, almeno temporaneamente, da tutte le interferenze del mondo esteriore e ci si pone in ascolto del proprio sé più autentico. Sono dipinti pervasi da un'atmosfera malinconica, resa dall'espressione calma e pensosa dei volti, violati da tagli, screpolature, striature e altri “disturbi” visivi e tuttavia persistenti nella loro purezza nonostante le ferite; oppure dalla desolazione e dall'indeterminatezza dei paesaggi, avvolti da una luce crepuscolare.
Altrettanto suggestive sono le immagini di interni. Porte enigmaticamente chiuse o aperte verso uno spazio aperto, solo suggerito, si fronteggiano in vani vuoti, quasi a voler invitare l'osservatore a compiere una scelta, o almeno a lasciare spazio al dubbio. Corridoi o strade dal fondo avvolto nell'oscurità comunicano il senso della fuga verso la luce o attirano irresistibilmente lo sguardo verso il loro mistero.
Interni ed esterni, volti senza corpo e corpi senza volto, monocromie dai colori intensi o pallide combinazioni di delicate sfumature sono elementi di una grammatica spirituale.

2 commenti:

  1. Credo che anche per le opere della Petrizzi valga l’assunto della letteratura, per cui ogni storia mira a non raccontarne un’altra, che tuttavia emerge tra le pieghe della prima. Il non detto, l’inafferrabile, il recondito pulsano nelle tele dell’artista e incoraggiano ad amare, senza pretendere di ingabbiarlo, il mistero del mondo, come scriveva Blaga:
    Non distruggo la corolla dei prodigi del mondo,
    e non stermino
    con la ragione gli enigmi che incontro sul mio cammino,
    nei fiori, negli occhi, sulle labbra o nei sepolcri.
    La luce altrui
    soffoca il fascino celato
    nelle profondità del buio,
    però io,
    io con la mia luce ingrandisco il mistero del mondo.
    Esattamente come con i suoi bianchi raggi la luna
    non rende più piccolo, ma tremolante,
    e aumenta ancora di più il mistero della notte,
    così io arricchisco anche l’oscuro orizzonte
    con gli alti fiori del santo mistero
    e tutto ciò che è inintelligibile
    si trasforma in maggiormente incomprensibile
    sotto i miei occhi,
    perché io amo
    e fiori e occhi e labbra e tombe.

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  2. Bellissimo pezzo Aristide e bellissimo commento Gemma!

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