Di
Aristide Fiore
Il
paesaggio è un tema ricorrente nell’arte visiva fin dall'epoca
ellenistico-romana, che tuttavia pervenne alla dignità di genere
autonomo solo con l'arte rinascimentale. A esso è dedicata
quest'anno la
tradizionale collettiva natalizia con la quale la galleria "Il Catalogo" di
Lelio Schiavone e Antonio Adiletta celebra i
suoi autori più importanti. "Declinazione del paesaggio",
questo il titolo della mostra inaugurata nello
storico spazio di via A.M. De Luca 14,
è dunque una rassegna che permette di apprezzare come uno stesso
soggetto sia stato interpretato da alcuni maestri del Novecento e da
affermati esponenti delle nuove generazioni, accomunati dall'intento
di sceglierlo come tramite delle proprie esperienze, emozioni e
aspirazioni e, in definitiva, come espressione
della propria soggettività più intima.
Ai
luminosi scorci paesaggistici delle chine su carta di Mario
Carotenuto (“Angri”,
1971; “Altavilla”,
1979 e 1996; due vedute di Picerno, entrambe del 1972), preziose
testimonianze di un rapporto ancora equilibrato fra uomo e natura, fa
da controcanto l'immancabile riferimento allo scenario urbano
contemporaneo, esemplificato da una varietà di spunti mediante la
quale si passa dai margini ancora semirurali delle grandi città,
nella rappresentazione carica di nostalgia di Nazzareno Cugurra
(“Roma,
Scorcio del Viale Cortina
d’Ampezzo”, 1970, olio su tela)
all'anonima “Periferia” di Folco Chiti Batelli (1977, olio su
tela), che sembra custodire ma anche imprigionare le speranze dei
suoi abitanti, fino all'impatto con la visione di una metropoli al
tempo stesso fredda e monumentale, che nell'interpretazione di
Giovanni Tesauro (“Lower
east side”, 2011, olio su tela)
è modulata attraverso una minuziosa scansione di toni di grigio.
L'irrinunciabile
omaggio al paesaggio marino attraversa un'ampia varietà di registri:
dalla
vivida scena di
Graziana Pentich
(“Marina”,
1966, olio su tela)
alla spensierata atmosfera permeata da
reminiscenze fauviste nella “Marina” di Enrico Paulucci
(1970, acquerello su carta); dalla dolcemente malinconica baia
rischiarata dall'alba di Amedeo Ternullo (“Marina”, 2012, olio
su tela),
al crepuscolo di Virginio Quarta (“Barche”, 2012, olio
su tela),
senza tralasciare le vedute della distesa marina in relazione con
panorami rocciosi e insediamenti abitativi perfettamente integrati
fra loro, come nell'Isola di Ponza vista da Carlo Quaglia (1961, olio
su tela), o con la mole maestosa di monumenti che si specchiano
sull'acqua, come “La Salute” di Renato Borsato (1990, olio
su tela).
La
dimensione mentale del paesaggio, protesa oltre l’imitazione e la
raffigurazione, già accennata nelle vedute tendenti all'astrazione,
più suggerite che mostrate, di Sergio Scatizzi (“Paesaggio”,
1990, olio su tavola), «la
cui pittura crea natura nell'atto di idearla»
(Gatto), si manifesta distintamente nei paesaggi interiori dei
quattro oli su tavola di Eliana Petrizzi (“Passaggio”, 2012,
“Interno”,
2012, “La notte”, 2011, “L'Alba”, 2012),
che se da un lato affidano alla monocromia l'affermazione del loro
affrancamento dalla dimensione fisica, dall'altro si caricano di
vigore passionale grazie all'intensa gamma dei rossi. Il
limite estremo di questa tendenza a restituire sensazioni percepite
dallo “sguardo della mente”
è ben rappresentato dalle tecniche
miste su tela di
Paolo Bini (“Gocce
di pioggia”, 2009, e “Luogo n° 20”, 2008),
nelle quali il riferimento alla realtà e alla dimensione spaziale è
indice di una totale interiorizzazione del paesaggio.
L'esposizione
resterà aperta al pubblico fino al 6 gennaio 2014, dal martedì al
sabato (ore 10,30 – 12,30; 17,30 – 20,00).
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