Di
Aristide Fiore
[Pubblicato
su Le Cronache del salernitano, 3 dicembre 2013, p. 9.]
L'amigdala (mandorla In latino) è una parte del cervello che gestisce le emozioni presenti e passate. Da qui l'idea di assumerla come ideale tratto d'unione della personale di Arianna Catania, presso la sede dell'associazione culturale Art.Tre. Le immagini della fotografa siciliana costituiscono infatti altrettanti snodi intercambiabili di un flusso di emozioni suscitate dalla contemplazione delle ferrovie abbandonate della terra natia, assunte come metafora della vita, sospesa com'è tra attaccamento al passato, alle proprie radici, e attrazione per un altrove immaginario, proiettato nel futuro.
Nascono da queste premesse l'impulso a cercare
segni di vita in oggetti e luoghi dimenticati, individuandola in
fiori e arbusti cresciuti su binari morti, e il tentativo di
ravvivare stazioni deserte e campi desolati percorsi da strade
ferrate con grappoli di palloncini rossi o con altri materiali di
identico colore, in un gioco al quale a volte prende parte la stessa
autrice, colta in pose
che esprimono un senso di attesa o lo slancio della partenza,
contrapposto alla stasi della linea ferroviaria dismessa, che
tuttavia non va confusa con la stabilità. L'amigdala (mandorla In latino) è una parte del cervello che gestisce le emozioni presenti e passate. Da qui l'idea di assumerla come ideale tratto d'unione della personale di Arianna Catania, presso la sede dell'associazione culturale Art.Tre. Le immagini della fotografa siciliana costituiscono infatti altrettanti snodi intercambiabili di un flusso di emozioni suscitate dalla contemplazione delle ferrovie abbandonate della terra natia, assunte come metafora della vita, sospesa com'è tra attaccamento al passato, alle proprie radici, e attrazione per un altrove immaginario, proiettato nel futuro.
In
altri scatti viene posto l'accento sull'assenza, fino a assumere come
surrogato della figura umana le leve di uno scambio, su una delle
quali è poggiato un cappello da capostazione. La memoria della vita
che animava quei luoghi di transito ne permea ancora l'atmosfera. Così una galleria senza più rotaie, un tratto di binario
semisepolto nel terreno brullo, toilette, sale d'aspetto e altri
locali di servizio di stazioni deserte diventano lo scenario ideale
per un gioco di contrasti mediante il quale ritrovare la gioia
dell'originario legame con la terra: una sedia posta sui binari
davanti a una stazione contraddice qualsiasi idea di movimento; un
tronco poggiato di traverso sulle rotaie, che costringerebbe un treno
vero a fermarsi, viene invece scavalcato da una locomotiva
giocattolo; un cumulo di macerie sormontato da una valigia rossa
davanti a un vecchio edificio allude a una speranza di riscatto.
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