lunedì 2 dicembre 2013

La commedia di Mino Maccari al "Catalogo"

Di Aristide Fiore
La commedia sul ponte - 1951.
La commedia sul ponte - 1951.
[Pubblicato su Le Cronache del salernitano, 2 dicembre 2013, p. 13.]
Con la mostra "Mino Maccari – La Commedia nell'Arte", aperta al pubblico fino a sabato 30 novembre 2013, la galleria “Il Catalogo“ di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta ha inaugurato la sua 46ª stagione espositiva, proponendo oltre trenta opere, tra rari e inediti, del grande pittore, incisore e illustratore senese. Per celebrare la lunga collaborazione dell'artista con la galleria salernitana di via De Luca, è stata presentata una selezione tratta dalle opere che esposte la scorsa estate nel Palazzo Mediceo di Seravezza, che rappresentano la sua produzione artistica compresa tra il 1920 e il 1978.
Crepuscolo dell'astrattismo - 1964.
Crepuscolo dell'astrattismo - 1964.
Unendo all'attività artistica anche quella letteraria, come scrittore e giornalista, Maccari (1898-1989) è stato uno degli esponenti più importanti della cultura italiana del Novecento. I suoi primi tentativi di pittura e incisione risalgono al 1920 e lo portarono al debutto con il Gruppo Labronico. Nel 1924 divenne illustratore per la rivista Il Selvaggio (1924-1943), organo del movimento letterario di Strapaese, che dal punto di vista grafico si rifaceva alla tradizione satirica dell'Ottocento francese (Daumier e altri): le xilografie e le incisioni di Maccari erano accompagnate da didascalie umoristiche.
Personaggi - 1965-70.
Personaggi - 1965-70.
Patriottismo e valorizzazione del territorio nazionale e delle tradizioni culturali si sposavano dunque con la graffiante satira sociale di Maccari, che dalla linearità del tratto e dall'immediatezza popolare, caratteristiche degli esordi, passò ben presto a un segno inquieto, aspro, di sapore espressionista, che riproponeva in un'inconfondibile interpretazione personale alcuni spunti tematici tratti da artisti come Grosz e Ensor e certe suggestioni figurative mutuate dal cinema di Stroheim: sono questi gli elementi fondamentali dello stile di Maccari, che in pittura si arricchisce di toni cromatici violenti, perfezionando l'esito spesso grottesco dell'opera grafica. È nata così la sterminata rassegna di tipi umani che costituisce l'intera opera dell'artista toscano: soldati, uomini d'affari, avvocati, preti, uomini qualunque e soprattutto donnine, tutti gli interpreti del teatro del mondo, animato da contrasti insanabili.

Cavalcata - 1938.
Cavalcata - 1938.
L'ostentazione dell'eccesso, il carattere liberatorio di una figurazione che sembra rasentare l'oscenità nasconde in realtà una vena malinconica: l'irrisione feroce di una società corrotta e corruttibile, irrimediabilmente sfigurata dal vizio e dal malcostume, rivela pur sempre un'umanità dolente, che reagisce come può alle proprie frustrazioni e inquietudini e quindi merita uno sguardo profondo, non privo di una certa empatia. Del resto anche le pagine de Il Selvaggio, sebbene ostentassero uno spirito canzonatorio, beffardo, si ispiravano a riferimenti culturali attualissimi, che si rivelarono soprattutto a partire dal 1926, quando l'artista ne assunse la direzione, affrancando il periodico dalla politica e rimarcandone il carattere artistico-letterario, secondo una linea che sviluppò anche attraverso la collaborazione ad altri importanti riviste, come “L’Italiano”, “Omnibus” e, dopo la guerra, “Il Mondo”.

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