Di
Aristide Fiore
La commedia sul ponte - 1951. |
[Pubblicato
su Le Cronache del salernitano, 2 dicembre 2013, p. 13.]
Con
la mostra "Mino Maccari – La Commedia nell'Arte", aperta al
pubblico fino a sabato 30 novembre 2013, la galleria “Il Catalogo“
di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta ha inaugurato la sua 46ª
stagione espositiva, proponendo oltre trenta opere, tra rari e
inediti, del grande pittore, incisore e illustratore senese. Per
celebrare la lunga collaborazione dell'artista con la galleria
salernitana di via De Luca, è stata presentata una selezione tratta
dalle opere che esposte la scorsa estate nel Palazzo Mediceo di
Seravezza, che rappresentano la sua produzione artistica compresa tra
il 1920 e il 1978.
Crepuscolo dell'astrattismo - 1964. |
Unendo
all'attività artistica anche quella letteraria, come scrittore e
giornalista, Maccari (1898-1989) è stato uno degli esponenti più
importanti della cultura italiana del Novecento. I suoi primi
tentativi di pittura e incisione risalgono al 1920 e lo portarono al
debutto con il Gruppo Labronico. Nel 1924 divenne illustratore per la
rivista Il Selvaggio (1924-1943), organo del movimento
letterario di Strapaese, che dal punto di vista grafico si rifaceva
alla tradizione satirica dell'Ottocento francese (Daumier e altri):
le xilografie e le incisioni di Maccari erano accompagnate da
didascalie umoristiche.
Patriottismo e valorizzazione del territorio
nazionale e delle tradizioni culturali si sposavano dunque con la
graffiante satira sociale di Maccari, che dalla linearità del tratto
e dall'immediatezza popolare, caratteristiche degli esordi, passò
ben presto a un segno inquieto, aspro, di sapore espressionista, che
riproponeva in un'inconfondibile interpretazione personale alcuni
spunti tematici tratti da artisti come Grosz e Ensor e certe
suggestioni figurative mutuate dal cinema di Stroheim: sono questi
gli elementi fondamentali dello stile di Maccari, che in pittura si
arricchisce di toni cromatici violenti, perfezionando l'esito spesso
grottesco dell'opera grafica. È nata così la sterminata rassegna di
tipi umani che costituisce l'intera opera dell'artista toscano:
soldati, uomini d'affari, avvocati, preti, uomini qualunque e
soprattutto donnine, tutti gli interpreti del teatro del mondo,
animato da contrasti insanabili.
Personaggi - 1965-70. |
Cavalcata - 1938. |
L'ostentazione
dell'eccesso, il carattere liberatorio di una figurazione che sembra
rasentare l'oscenità nasconde in realtà una vena malinconica:
l'irrisione feroce di una società corrotta e corruttibile,
irrimediabilmente sfigurata dal vizio e dal malcostume, rivela pur
sempre un'umanità dolente, che reagisce come può alle proprie
frustrazioni e inquietudini e quindi merita uno sguardo profondo, non
privo di una certa empatia. Del resto anche le pagine de Il
Selvaggio, sebbene ostentassero uno spirito canzonatorio,
beffardo, si ispiravano a riferimenti culturali attualissimi, che si
rivelarono soprattutto a partire dal 1926, quando l'artista ne
assunse la direzione, affrancando il periodico dalla politica e
rimarcandone il carattere artistico-letterario, secondo una linea che
sviluppò anche attraverso la collaborazione ad altri importanti
riviste, come “L’Italiano”, “Omnibus” e, dopo
la guerra, “Il Mondo”.
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