mercoledì 4 dicembre 2013

La personale di Damiano Durante a Palazzo Genovesi

Di Aristide Fiore
The Last Words.
The Last Words.
[Pubblicato su Le Cronache del salernitano, 02-12-2013, p. 13.]
La mostra personale di Damiano Durante a cura di Marco Alfano, ospitata nelle scuderie di Palazzo Genovese, presenta una scelta di dipinti a olio su tela in stile iperrealista, incentrata su un'opera di grande formato, “The Last Words”: un Cristo morente a grandezza quasi naturale su una croce di luce; un'immagine potente che evoca con immediatezza le ultime parole con le quali si conclude la Passione e che vuole alludere al ruolo della pittura nel panorama artistico contemporaneo. È la riproposizione “inattuale” di una tecnica antica, tramite la quale Durante si riserva “l'ultima parola” in un'ideale polemica con un fare arte che troppo spesso si basa esclusivamente sulla provocazione fine a se stessa. Che si tratti di un'opera simbolica, più che religiosa, lo si deduce dall'aspetto della figura, delineata con estrema precisione e naturalezza, dalla quale non traspare alcun indizio di trascendenza. A una società che nel complesso tende a escludere il divino dal proprio orizzonte si offre l'immagine disarmante del corpo nell'atto finale della sua esistenza, simbolo di una bellezza effimera e tuttavia, in qualche modo, immortale. Ed è sempre il corpo, che in molte delle nature morte esposte in questo allestimento dialoga con gli oggetti attraverso contrasti o assonanze fra forme o colori, in composizioni formulate a partire dalla fotografia, ma tendenti all'astrazione, dove la vera protagonista è la luce, che, giocando con le superfici naturali e artificiali, crea un'atmosfera magica, raccolta. Dal calore sensuale della carne illuminata da candele o raggi di sole, al riverbero di luci fredde in vetri e liquidi variamente colorati, la nettezza del tocco di Durante si manifesta in una varietà di registri che danno luogo a combinazioni sempre sorprendenti. Nelle opere che pongono in relazione grandi fiori e sessi maschili o femminili, dissimulati attraverso il gioco di riflessi e trasparenze di portafiori di vetro, Alfano ravvisa l'eco di certe opere di Mapplethorpe: riconoscein esse un retaggio dei sui soggiorni negli Stati Uniti: una componente non marginale del percorso dell'artista, che questa esposizione intende illustrare, caratterizzandosi come summa di tutta la sua opera.

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