Di
Aristide Fiore
La
mostra personale di Damiano Durante a cura di Marco Alfano, ospitata
nelle scuderie di Palazzo Genovese, presenta una scelta di dipinti a
olio su tela in stile iperrealista, incentrata su un'opera di grande
formato, “The Last Words”: un Cristo morente a grandezza quasi
naturale su una croce di luce; un'immagine potente che evoca con
immediatezza le ultime parole con le quali si conclude la Passione e
che vuole alludere al ruolo della pittura nel panorama artistico
contemporaneo. È la riproposizione “inattuale” di una tecnica
antica, tramite la quale Durante si riserva “l'ultima parola” in
un'ideale polemica con un fare arte che troppo spesso
si
basa esclusivamente sulla provocazione fine a se stessa. Che si
tratti di un'opera simbolica, più che religiosa, lo si deduce
dall'aspetto della figura, delineata con estrema precisione e
naturalezza, dalla quale non traspare alcun indizio di trascendenza.
A una società che nel complesso tende a escludere il divino dal
proprio orizzonte si offre l'immagine disarmante del corpo nell'atto
finale della sua esistenza, simbolo di una bellezza effimera e
tuttavia, in qualche modo, immortale. Ed è sempre il corpo, che in
molte delle nature morte esposte in questo allestimento dialoga con
gli oggetti attraverso contrasti o assonanze fra forme o colori, in
composizioni formulate a partire dalla fotografia, ma tendenti
all'astrazione, dove la vera protagonista è la luce, che, giocando
con le superfici naturali e artificiali, crea un'atmosfera magica,
raccolta. Dal calore sensuale della carne illuminata da candele o
raggi di sole, al riverbero di luci fredde in vetri e liquidi
variamente colorati, la nettezza del tocco di Durante si manifesta in
una varietà di registri che danno luogo a combinazioni sempre
sorprendenti. Nelle opere che pongono in relazione grandi fiori e
sessi maschili o femminili, dissimulati attraverso il gioco di
riflessi e trasparenze di portafiori di vetro, Alfano ravvisa l'eco
di certe opere di Mapplethorpe: riconoscein esse un retaggio dei sui
soggiorni negli Stati Uniti: una componente non marginale del
percorso dell'artista, che questa esposizione intende illustrare,
caratterizzandosi come summa
di tutta la sua opera.
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