[Pubblicato su Le Cronache del
salernitano, 9 maggio 2013, p. 14.]
Evocano un'atmosfera primordiale
inalterabile, le “Cariatidi” di Franco Massanova: i due polittici
presentati venerdì al MARTE di Cava dei Tirreni, ciascuno dei quali
costituito da quattro pannelli (tecnica mistica su tela), emanano il
fascino selvaggio di volumi aggettanti da una massa rocciosa. Il
vigore di questi muscoli di pietra è esaltato dalla tensione
trasmessa dalla combinazione di profonde venature e sporgenze
arrotondate, qua e là illuminate da colpi di luce o ravvivate da
coloriture che tuttavia permangono nella gamma fredda, propria delle
coltri di muschio o degli affioramenti di ossidi spesso presenti
lungo le pareti di forre e caverne. Ciò lascia supporre
legittimamente che, nel caso in questione, il cuore segreto del
Cilento, terra d'origine dell'artista, possa averne ispirato l'opera,
sia pure entro i canoni della progressiva, sempre più spinta
astrazione incentrata sul rigore formale, che gli sono propri. Come
si addice alle canèfore, queste mute presenze mostrano una forza
composta, che è più slancio che sforzo, più anelito all'infinito
che ostentazione di potenza. Non è dato sapere, infatti, quali masse
poggino su queste eleganti nervature; né dove si trovino le loro
estremità, sebbene lo si possa intuire, grazie all'estrema cura
delle proporzioni che traspare da questi lavori. Pregne di senso, si
stagliano su sfondi indefinibili, già paghe della propria esistenza,
o tutt'al più si limitano a solennizzare misteriose soglie, appena
suggerite, che si spalancano su una tenebra insondabile e devono
forse la loro importanza unicamente alla funzione liminale.
Completano l'esposizione dodici opere
esemplificative della produzione più recente, collocate al piano
superiore, nella cui concezione l'inventiva di Massanova si è
esercitata su forme raggomitolate, compatte, articolate da rapidi
segni molto marcati, che danno luogo a composizioni monocrome o
basate su delicati accostamenti cromatici che illuminano la
superficie grazie a un sottile gioco di trasparenze. Ed è proprio il
binomio segno-colore, con la rispettiva ripartizione di ruoli –
l'organizzazione dello spazio affidata alla linea, la profondità
resa attraverso il colore – , che lega fra loro questi ultimi
lavori, culminanti proprio con la felice sintesi dei due polittici,
nei quali i risultati della più recente ricerca sul colore si
sposano perfettamente con quelli delle lunghe esplorazioni delle
potenzialità del nero e delle ombre.
La mostra, che prosegue la fortunata
serie di iniziative promosse dalla Fornace Falcone, potrà essere
visitata fino al 19 maggio, dal martedì alla domenica, negli orari
d'apertura della struttura.
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