“Le
persone” di Chicca Regalino, inaugurata sabato, presso la sede
dell'associazione culturale Art Tre, nel Vicolo San Bonosio di
Salerno, e aperta al pubblico anche domenica e lunedì, ha dato il
via al ciclo di personali di pittura, scultura e grafica intitolato
“Cinque storie di sotto”, a cura di Mario Cerone, che si
avvicenderanno con cadenza settimanale e ruotano intorno al tema
della morte dell'arte, immaginata dal curatore come esito di un
crimine efferato. Si tratta di una provocazione che si inserisce
nell'annosa questione posta da Hegel, secondo il quale l'arte non
avrebbe più ragion d'essere, in quanto inadatta a pervenire a una
forma di conoscenza completa; a differenza della filosofia, che
perciò ne renderebbe legittima la fine, il superamento. Di morte
vera e propria iniziarono però a parlare, molto più tardi, i
dadaisti e poi altri importanti esponenti dell'arte contemporanea,
fino ad arrivare a un articolo di Enrico Baj, “Morte dell'arte e
sopravvivenza del critico” (1992), nel quale il prestigioso
protagonista della scena contemporanea lamentava la paradossale
esclusione degli artisti dal dibattito sull'arte. Una congiura posta
in atto, secondo Baj, dalla figura del critico, il quale, «pugnalati
alla schiena sia l'arte che gli artisti, ci campa sopra arroccato in
quella fetta del sistema che sono le istituzioni e le strutture delle
Antichità e Belle Arti».
Nel nostro caso tuttavia il colpevole resta nell'ombra.
È
scesa da poco la sera. Una sagoma femminile disegnata col gesso sul
pavimento della prima sala, con accanto una chiazza rossa, accoglie
gli investigatori (il pubblico). La testimonianza di Chicca Regalino
parte da un'ipotetica ricostruzione del delitto, resa inizialmente
attraverso un trittico sul tema della mano insanguinata: quella
dell'assassino, appena accennata, quasi invisibile, in quanto
appartenente a un attante ancora privo di identità. Nelle prime due
immagini cerca di lavare via il sangue della vittima con un getto
d'acqua, la cui violenza è sottolineata da graffi impressi nella
superficie pittorica. Nel terzo quadro, la stessa densa materia
scarlatta circonda un'altra mano, stavolta ben definita, che
sembrerebbe appartenere alla vittima: è aperta, col palmo rivolto
verso l'alto, fissata in un gesto che è insieme di resa e di
disperazione.
Dodici
ritratti a olio e un curioso divertissement con calici in bilico su
un vassoio costituiscono, nell'altra sala, la seconda parte
dell'esposizione. Sono opere caratterizzate da un marcato realismo,
frutto della lunga esperienza dell'artista nella riproduzione di
quadri d'epoca, realizzate però facendo ricorso all'action painting,
uno dei tratti distintivi del suo approccio eclettico, che in questo
caso si manifesta nella particolare finitura dei quadri, ottenuta
versando del flatting
sulla tela non completamente asciugata, in seguito mossa in modo da
distribuire la vernice su tutta la superficie, fino a conferire
all'immagine una densa patina trasparente, raggrumata, non uniforme,
che gli fa assumere un aspetto fluido. I personaggi sono
rappresentati in atteggiamenti inconsapevoli o con espressioni
indotte dagli stati d'animo suscitati da una conversazione sul
proprio vissuto. Si riconoscono, fra gli altri, un autoritratto, il
profilo del curatore della mostra e un pensoso Enzo Rosco, il
presidente di Art Tre; ma in questo contesto la loro identità ha
un'importanza secondaria. Rappresentano “le persone”, una folla
anonima, che riempie ogni luogo e non è esattamente da nessuna
parte. Inconsapevolmente coordinata come un banco di pesci o uno
stormo di uccelli, innumerevole come le stelle, si distingue solo per
le esperienze che a ciascuno tocca di vivere. Dei dodici personaggi
coinvolti conta soltanto il ruolo, quello di testimoni, che si sono
trovati faccia a faccia con l'assassino e nell'ipotetico verbale,
redatto dallo stesso Cerone, lo descrivono come «apatico,
distaccato, freddo. Non era uno di noi, non aveva “Anima”
(l'abbiamo sentito) ed è per questo che non ha lasciato tracce, non
ha proiettato alcuna ombra».
È
tutto, per ora. Se ne saprà di più al prossimo appuntamento.
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