Il tavolo dei relatori (foto: A. Fiore). |
“L'isola non trovata”, l'espressione presa in
prestito da una canzone di Francesco Guccini, è il tema del quarto
numero della rivista “GeaArt”, bimestrale di cultura, arti
visive, spettacolo e nuove tecnologie creative, presentato martedì
presso la galleria Il Catalogo di Salerno. Sono intervenuti i
giornalisti Gigi Casciello e Gabriele Bojano e l’artista Eliana
Petrizzi moderati da una brillante Lucia D’Agostino. La rivista
diretta da Massimo Bignardi, prodotta a Salerno, riesce
tuttavia ad avere una visione ampia, aperta al panorama nazionale e
internazionale. Secondo Gabriele Bojano, rispetto a tante proposte
che si sono rivelate effimere, ha il pregio di non essere nata “a
dispetto di qualcuno o di qualcosa” e indubbiamente colma un vuoto,
in quanto i temi e gli argomenti che affronta non troverebbero spazio
analogo sulla stampa locale, che tendenzialmente emargina la cultura
e lo spettacolo ed esclude la critica, pressoché assente nei
quotidiani salernitani, sebbene da queste colonne forti segnali
contrari non siano mai mancati, anzi incoraggiati dalle ampie vedute
del suo direttore e dei suoi redattori. Da questo punto di vista
“GeaArt” potrebbe costituire un fattore trainante. Secondo
Gigi Casciello una proposta culturale è tale se riesce a elevare una
comunità. Essa è valida quando riesce a superare il provincialismo.
È dello stesso avviso anche Massimo Bignardi, secondo cui
l'appartenenza a un luogo non conta: come scrive Marc Augé: “Lo
spazio è geometrico, il luogo è antropologico”: il luogo si
determina cioè mediante le relazioni. Da questo punto di vista Il
catalogo è un “luogo” nel senso pieno, che da quattro decenni
contribuisce alla formazione di generazioni di studiosi,
intellettuali e persone desiderose di aprire una prospettiva. Ed è
per questo che è stato scelto per la presentazione di una rivista
che aspira a soddisfare una domanda culturale al di fuori dell'ambito
accademico, spesso autoreferenziale e lontano dalla collettività.
“GeaArt” non nasce dal desiderio di realizzare qualcosa che manca
a Salerno, ma dalla voglia di operare nella cultura con uno sguardo
ampio, che non insegua l'internazionalità ma sappia vedere il locale
in rapporto col globale, come mostra, proprio in questo numero, il
contributo di Attilio Bonadies su Giorgios Seferiádis (in arte
Gorgos Seferis), premio Nobel per la poesia nel 1963, che
nell'ottobre del 1944, mentre si trovava a Cava dei Tirreni insieme
al Governo greco in esilio, scrisse la poesia “Ultima tappa”.
Sulla stessa linea procedono gli interventi di tutti i collaboratori
della rivista: da Pasquale De Cristofaro, che si occupa di Vsevolod
Mejerchol'd e dell'avanguardia teatrale russa, a Gemma Criscuoli, che
nelle sue recensioni di spettacoli teatrali tratta con la stessa
autorevolezza eventi che hanno luogo lontano dal nostro territorio,
ed Elio Di Pace, che firma un servizio dal Festival del Cinema di
Berlino. Naturalmente l'intento di abbracciare orizzonti più ampi
determina anche l'apertura alla collaborazione di studiosi di altri
paesi e comporta una visione che va al di là delle frontiere
nazionali, grazie a contributi come quello sul Mali di Eliana
Petrizzi, secondo cui trattare il tema del viaggio è un modo di
prendersi cura delle cose e del mondo che ci è stato affidato, o la
testimonianza di Lucia Caterina e Andrea Manzo sul Museo de
“L’Orientale” di Napoli, che custodisce reperti archeologici
provenienti da varie aree del mondo. In definitiva, non serve
vagheggiare un luogo felice, nel tempo o nello spazio, dove la sete
di cultura si possa placare: l'isola non è stata trovata e non
bisogna cercarla più. Occorre solo lasciare che il vento nuovo
spiri.
Nessun commento:
Posta un commento