A
pochi anni dalla scomparsa, la pittura di Sergio Scatizzi (1918-2009)
torna alla Galleria Il Catalogo di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta
con “Opere scelte”, che ripropone gli olii dell'artista toscano a
suggello di una lunga amicizia e collaborazione, le cui origini sono
rappresentate simbolicamente da un “Vaso con fiori” del 1956 che
incanta per i delicati accordi cromatici: un tema ricorrente
nell'opera del Maestro, destinato a riproporsi recando via via i
segni di un'evoluzione continua. La vicenda di Scatizzi, ben
rappresentata da questa mostra antologica, non è infatti
caratterizzata dalla mutazione di temi e soggetti – fiori, frutti,
paesaggi toscani, che anzi si ripetono negli anni, sia pure con una
connotazione sempre nuova – , ma dalle tracce di un attraversamento
mai sterile delle fasi della storia artistica del Novecento, che egli
ha saputo vivere riconducendo il portato delle varie esperienze in un
discorso coerente.
Scatizzi,
“la cui pittura crea natura nell'atto di idearla”
(Alfonso Gatto), prese le mosse da una profonda conoscenza della
nostra tradizione figurativa. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta si
accostò all'informale sviluppando una poetica che alla sensibilità
verso la rivelazione della struttura intima della materia, tipica di
quel movimento, accostava il piacere di una pittura sensuale, fatta
di decisi colpi di spatola e vigorosi impasti di colore che
concorrevano, con il loro andamento plastico ora disteso ora
tormentato, a una definizione delle forme che in realtà era più
suggerita che esplicitata,
fino a sfociare, nell'ultimo decennio di attività, nell'esplosione
vitale di un “barocco informale”, segnato dall'impeto del gesto e
dal trionfo del colore, che aprirono la strada a nuove esperienze
come le "Nature metafisiche", tendenti all'astrazione, e le
"Carte dipinte", i lavori su carta francese degli anni
Novanta, altra felice tappa del suo percorso creativo. Queste ultime
opere sono per lo più paesaggi resi, per la peculiarità del
materiale utilizzato, con tocchi più lievi e tuttavia sempre
conformi allo stile consueto, che si segnalano per la luminosità e i
vivaci accostamenti cromatici mediante i quali si sviluppa una
successione di quinte capace di trasmettere il senso della dimensione
spaziale, della profondità, attraverso
una scansione prevalentemente verticale: tra la calma distesa di
ampie campiture di colore e il gesto ancora veloce, nervoso, l'ultimo
Scatizzi segna lo spazio pittorico rendendolo vivo, abitabile.
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